Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/95

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   [v. 49-57] c o m m e n t o 85

A seder ci ponemmo ivi; in quel luogo, ambedui; cioè Virgilio et io Dante, Volti a levante; cioè inverso l’orto del sole, ch’era in quello emisperio dov’è nel nostro emisperio l’occaso, ond’eravam salliti; Virgilio et io Dante. E questo dice: però che come ne lo inferno finse sempre andare verso l’occaso del sole e girare, sì che il sole li venia di rieto, benché di là non vi fusse sole; ma tenebre, et in verso mano sinistra; sempre finge che qui vada verso mano destra e verso l’orto del sole, girando per sì fatto modo lo monte che sempre la spera del sole si vedea inanti, in fin che venia a l’occaso e la notte stava; e come lo sole si levava, girava dall’altro lato lo monte andando in verso l’oriente, e come girava lo sole, così girava lo monte et andava col sole inanti in verso l’occaso, e così girava lo di’ tutto il monte. Che; cioè lo quale orto del sole, suole a riguardar giovar altrui; cioè l’omo si suole confortare, ragguardando in verso l’oriente. Li occhi prima drizzai; io Dante, ai bassi liti; del mare, Poscia li alzai al Sole; li occhi miei, dice Dante, et ammirava; cioè io mi meravigliava, Che da sinistra; cioè da mano manca, n’eravam feriti; cioè mi facea meravillia che ’l raggio del sole ci percoteva da mano manca: con ciò sia cosa che chi fusse nel nostro emisperio e stesse col volto verso oriente, lo raggio del sole vedrebbe quando s’alzasse verso la mano destra e farebbe ombra verso la sinistra, e quive era lo contrario sicché di ciò si meravilliava; ma di questo si renderà ragione ne la seguente lezione. Et allegoricamente, per farsi agevile la preparazione all’atto de la penitenzia, ragguardava col pensieri l’amaritudine di questo mondo, et appresso lo nascimento de la Grazia Divina significata per lo sole, e maravilliavasi che il sole feriva lo sinistro lato; cioè la grazia di Dio percotea lo suo cuore; la quale cosa non soleva essere. Seguita la seconda lezione.


     Ben s’avvidde il Poeta ec. Questa è la seconda lezione del iv canto ne la quale l’autore dichiara alcuno punto d’Astrologia; e fa menzione de la tersa specie dei pigri e negligenti, stati nel mondo all’atto de la penitenzia, perchè sono stati negligenti naturalmente per loro tristessa d’animo in tutte le cose; ma pure a la fine si sono ricognosciuti e morti ne la obedienzia de la Santa Chiesa. E di questa negligenzia portano pena quive, indugiato tanto d’andare a purgare l’altre peccata, quanto sono stati negligenti nel mondo. E dividesi questa lezione in 7 parti, perchè prima finge che Virgilio li solva lo dubbio ch’elli avea del sole che li dava dal lato manco; ne la seconda l’autore dimostra sè esser dichiarato, e dimanda de la lunghessa et altessa del monte, quive: Certo, diss’io, ec.; ne la tersa finge come Virgilio lo dichiara de la via; e come elli sentì un’anima di quelle che v’erano in quel secondo balso rispondere per costa, quive: Et elli a me: ec.: ne la quarta fìnge come, incitato dal par-