Pagina:Commedia - Purgatorio (Tommaseo).djvu/37

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CANTO II. 27 che prima discornonsene le giubbe e i pelli sporgenli; poi, più presso alla profia , gli ocelli e le lingue. Ma queslo stesso riscontro ci dà animo a notare, nella bellezza della pittura di Dante, una certa, se è lecito dire, sconvenienza; perchè troppo lun£?o, nelle molte parole, si fa il tragitto ; più non è volo , mollo men volo d'Angelo. I suoni però, qua e là cor- rono con bell'arte leggeri. Ed è r«pl- razione di sa()ienza, più ch'arte, la parsimonia ch'egli usa in queste ap- parizioni degli Angeli per tutta la Cantica, facendoli operare col cenno, parlare poco, e il più, con parole tolte da' libri santi. La lieta e docile maraviglia, o l'u- mile dubbio, per la novità delle cose. Sono altresì mollo convenien- temente ritratti. Bello il riconoscere alla voce soave l'amico, il cantore; più semplicemente bello che il ri- conoscere alla voce Forese, irasO- gurato dal penale digiuno. Se tolgasi un po' di lunghezza in qualche par- lata (»e brevi interrogazoni e ri- sposle tra Casella e il Poeta ben mo- strano come egli sappia il maneggio del dialogo), il Canto ha freschezza di stile, degna dell'arie musicale e dell'amicizia.