Pagina:Commedia - Purgatorio (Tommaseo).djvu/51

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CANTO III.. E un di loro incominciò: — Chiunque Tu se’, COSI andando, volgi il viso

Pon mente se di là mi vedesti unque. — r mi volsi ver lui, e guardai ’l fiso. Biondo era, e bello, e di gentile aspetto: Ma r un de’ cigli un colpo avea diviso. 37. Quand’i’ mi fui umilmente disdetto D’averlo visto mai, mi disse: — Or vedi; — E mostrommi una piaga a sommo il petto. 3^. Poi disse sorridendo: — V son Manfredi, Nipote di Gostanza imperadrice. Ond’i’ ti prego, che quando tu riedi, 39. Vadi a mia bella figlia, genitrice Dell’onor di Cicilia e d’Aragona; E dichi a lei il ver, s’altro si dice. Poscia ch’i’ ebbi rotta la persona Di duo punte mortali, i* mi rendei, Piangendo, a Quei che volentier perdona.. qua: facendo indizio coli’ allungare a mano. (SD Insegna. Pur?., XXII, t. 42: L’usanza fu li nostra insegna. 35 IL) Unque: mai. (SL) Unque. Manfredi mori nelV anno in cui nacque Danle: ma Manfredi quando gli fa la domanda non l’aveva peranco guardalo bene; e il viso di Danle moslrava più vecchio. - Unqutmai. Davanz, Ann, 111, iì.. (L) ’L: lui.. (SL) Disdetto. Disdire in antico valeva non solo riirattareilqiàdeito, ma pur negare. — Mosirommi. Mn, VI: Crudelìs nati monsirantem vulnera cernit. F(«Icriio e morto a Ceperano. Inf, XXVIll. — Sothmo. Semini.: A sommo d’una rocca. S. (L) Riedi al mondo. (SD Sorridendo con alleilo, per disporlo a fare la sua preghiera e per isperanza della gioia immortale. — Manfredi. Benvenuto da Imola: Corjìore pulcher, prohus et prudens; et fuit pulsator. canior, amainr, joculator, et curialiumelputcrarum Duellar um amicus... Magnopere studuit contrahere et confirmare amicitiam fidelium imperii in Tlmscia et Lombardia. — Gostanza. Per Costanza anco il Boccaccio. Figlia dì Ruggeri re di Sicilia. mo:?lie dell’Imperatore Arrigo VI, il padre di Federigo II. a cui Manfredi fu ligliuolo illegiltimo. E però dice un’antica postilla: E’ non nomina l’illegiltimo padre, ma si Costanza.. {^D Figlia. Altra Costanza, unico germe di casa sveva, moglie di Pietro re d’Aragona e madre a Federico re Sicilia, e a Jacopo re d’Aragona. Pietro d’Aragona, marito di lei, liberò Sicilia da’ Francesi l’anno i282. Ondo r oMor di Cicilia e d’Aragona non sono i due tigli de’ quali diramale nel Canto VII, ma la conquista di Pietro marito di lei: ed ella generò quell’onore, dandone occasione al marito S’altri intendesse genitrice in senso proprio, de’ due re, converrebbe interpretarla come ironia, che non mi pare abbia luogo. Dal terzo CaiUo al settimo non è poi credibile che II Poeta mutasse opinione, come gli accadde altre volte [Gio. Villani, VI, 47; VII. 9; vili. J8. Dante, de Vulg. Eloq, I, i3.]. (SD«ol/a..f;n,IX: Pectorarumpit. Lucan.’, VI: liuptas letali vulnero fibras. (F) Perdona. LG,] Is.. LV: Mullus est ad ignoscendum.