Teodoro Kock, in un’acuta c diligente ricerca (’), dimostrò
che la maggior parte, se non tutte le commedie di Aristofane,
sono svolte su un piano uniforme. Il protagonista concepisce
un disegno d’interesse pubblico o privato: Diceopoli, Trigeo,
Lisistrata metter fine alla guerra; Demostene e Nicia strappar
Popolo all’influsso del Paflagone; Prassagora usurpare agli
uomini il potere politico; Gabbacompagno fondar Nubicuculia; Scaracchia render la vista a Pluto; Diòniso ricondurre
in Atene il poeta Euripide; Lesina distogliere il figliuolo dalla
vita spendereccia; Schifacleone il padre da quella dei processi; anche nei Barconi {Holkàdes) era una situazione simile.
L’azione consiste nelle peripezie incontrate dai personaggi
che si affaticano verso la mèta: il mezzo onde la raggiungono,
è la concione, spessissimo il dibattito. — A questa prima
parte, deduttoria o costruttiva, come la chiama il Kock, ne
segue una seconda, in cui, per mezzo d’una sfilata di tipi e
scenette buffe meccanicamente sovrapposte, si espongono gli
effetti del nuovo stato di cose.
Da vari indizi si raccoglie (’) che questo tipo, maneggiato
con assoluta disinvoltura nei giovanili Acarnesi, e mantenuto
poi con tanta costanza nei drammi successivi, non fu escogitato da Aristofane, bensì risaliva forse al momento in cui
Cratino diede un indirizzo politico alla vecchia farsa buffonesca, forse ad epoca anche più remota. La tradizione ha
tenacia grandissima nelle forme drammatiche, massime in
quelle popolari: e chi pensi quale influsso eserciti essa in
(’) Rhàn. Mas., 1884, 125 sg. Cfr. il mio lavoro Origine ed elementi
della commedia d’Aristofane, pag. 149 sg.
(’) Cfr. il mio lavoro già citato, p. 150.