Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/153

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42 ARISTOFANE


tu non venirmi innanzi. Metti via quell’acciaro!
E scuotere e rivolgersi vanno così del paro.
Scuotendo con mosse ritmiche le vesti, i coreuti vanno ad aggrupparsi
in bell’ordine intorno all’altare di Diòniso.

diceopoli

Rivolto ai carbonai, con accento patetico e tragico.
Stavate per levare alti lamenti!
Anche un istante, e del Parnète spento
era il carbone, e ciò per le stranezze
dei borghigiani suoi. — Per lo spavento,
con un fittume d’atra polve, a guisa
di seppia, il cesto m’imbrattò. Che guaio,
che sappiano costor tanto d’agresto
da scagliar sassi e sbraitare, senza
stare a sentir ragioni, né discutere,
mentr’ io vo’ dire, col capo sul ceppo,
quanto ho da dire in prò’ dei Lacedemoni!
E pure, a cuor mi sta la vita mia!

coro

Ché dunque il ceppo sopra la soglia non esponi,
e queste gran ragioni
che tu hai, non ci dici, sciagurato? Ché io
di conoscere quanto mulini ho gran desio.
Via, come tu patto facevi, tendi
sul ceppo il collo, e a favellare imprendi.