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Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/154

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GLI ACARNESI 43


diceopoli
Con tono oratorio.
Ecco, vedete, il ceppo è questo, e questo
qui, l’uom che parlerà.... piccino tanto.
mostra il mignolo.
Io lo scudo non vo’ d’alcuna ambage:
difendo Sparta, e vi dirò perché.
Certo assai temo, conoscendo l’indole
dei bifolchi, che gongolan, se laudi
a loro e alla città loro, a proposito
o a sproposito mesca un qualche bindolo,
e non s’accorgon d’esser messi in trappola.
E dei vecchioni non m’è ignoto l’animo,
come non vedon piú in là del mordere
col voto. E so quel ch’io con la commedia
l’anno scorso patii: ché innanzi ai giudici
mi trascinò Cleone, con calunnie
e con menzogne, e m’ mondò con l’impeto
d’un Cidobòro; ond’io fra i gorghi sudici
quasi perii. — Ma camuffar lasciatemi,
prima ch’io parli, come uom pitocchissimo.
coro
Antistrofe
A che mai tali indugi, tai raggiri, tai mene?
Prendere ti conviene
da Geronimo 1‘ ispidopelososcurofolto
casco d’Averno, e cingerne, per isfuggirmi, il volto,
e di Sisifo aver l’accorgimento:
ché non patisce ambagi un tal cimento.