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Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/20

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PREFAZIONE XVII

In un’altra si svolgeva il seguente dialoghetto (Eupoli, 305):

Chi m’ha svegliato? Gli pigliasse un canchero!
m’ha fatto saltar su dal primo sonno!

Già vedemmo come il ladruncolo fosse tra gli archetipi della commedia di piazza. Tendenze al furto dimostrano anche parecchi personaggi di Aristofane, e tra poco potremo anche apprezzare le aspirazioni del Buffo nella farsa d’Oxyrhynchus. Intanto osserviamo che questi ultimi tipi si direbbero congiunti come da un’aria di parentela. I tratti che li caratterizzano non sono già rigidamente distinti: anzi senilità, rustichezza, furberia contadinesca, spirito beffeggiatore, ghiottoneria, tendenza al furto, salacia, sono qualità che facilmente sfumano e s’inseriscono l’una nell’altra.

E come le troviamo piú o meno completamente riunite in Maccus, in Karagos, nel Gracioso, nel Clown, nel Vidusaka, nelle cento incarnazioni dei vetusti autokábdaloi, cosí questi doverono accoglierle tutte in sé e sfoggiarle a volta a volta su le piazze e per le fiere. Se non che, quando s’univano a recitare in parecchi, nasceva spontanea una divisione de! lavoro, si che uno di essi esagerasse alcune di quelle caratteristiche, altre un altro, con effetto specialmente di contrasto. Cosí le diverse caratteristiche del tipo originario poterono a grado a grado, mercé uno sviluppo subordinato ma personale, informare altrettanti tipi distinti, i quali non soppressero però affatto il tipo originario, anzi seguitarono a gravitargli intorno, facendo confluire in esso i tratti svilup-