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Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/234

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I CAVALIERI 123

Uno dei primi atti che misero in luce Cleone fu l’accusa di teismo che egli, insieme con Diopeite, lanciò contro Anassagora, e che determinò l’espulsione di questo filosofo da Atene. Crebbe a mano a mano la sua potenza, massime nella opposizione fatta a Pericle durante i tristi giorni dell’invasione spartana; e fu egli tra i caporioni nel processo in cui l’olimpio si vide tolta la strategia e applicata una multa. Morto Pericle, senza degni successori, sempre più culminò la stella del cuoiaio; e tale divenne il suo ascendente sul popolo, che riuscì a far trionfare la decisione, per fortuna sùbito abbandonata, di trucidare tutti i Mitilenesi. La gloria di lui non conobbe più limiti, quando soccorrendolo fortuna e audacia, corresse la millanteria con l’azione, ed espugnò Sfacteria, quasi eroicamente. S’immagini con che feste fu solennizzato dai partigiani e dal popolino il ritorno del trionfatore! A lui si concesse il vitto a spese pubbliche nel Pritaneo, a lui la proedrìa nei pubblici spettacoli. Perenne monumento di sì gran gesta, sorse nell’Acropoli una bronzea statua della Vittoria. Ma Aristofane, certo giudicando con animo di nemico, opinò sempre che egli non avesse fatto