Pag, 53, v, 8. - Anche nel testo è il cuore che deve mettere
la testa sul ceppo.
Pag. 54. v.i 7. - «Non mi sappiate male», diceva Telefo nella
tragedia euripidea, « o uomini sommi fra gli Elleni, se io, pitocco, ho
ardito favellare fra nobili » (Framm. 701).
Pag. 5Ì. v. 4. - Vedi la nota a pag. 43 v. 17.
Pag. 55, v. 5. - 11 Leneo era un santuario di « Dioniso nelle
paludi ». a sud dell’Acropoli. Quivi, nel mese Gamelione (VII dell’anno
attico, corrispondente al nostro gennaio), si celebravano delle feste, alle
quali, per la rigidità della stagione, non si trovavano presenti, in genere,
che i soli Ateniesi.
Pag. 55, v. 9. - Dallo scoliaste al verso 953 del Pluto si ricava
con certezza quasi assoluta quanto del resto si poteva supporre, che dalle
Lenee non erano esclusi i meteci. E vero, dice dunque il poeta, che
ci sono anche i meteci; ma questi son come la pula, che necessariamente si trova dove si pesta il grano o l’orzo: non ce ne dobbiamo
dar pensiero.
Pag. 55, v. II. - Presso il capo Tenaro sorgeva un santuario di
Poseidone. Gli spartani commisero sacrilegio strappandone degli iloti che
vi si erano rifugiati, e però Poseidone, lo « scuotitor della terra ». avrebbe
mandato loro un terremoto. Frequenti scosse avevano poi giusto in quel
tempo funestata I’ Eliade (Tucidide. Ili, 87. 89).
Pag. 55, v. 27. - II còllabo era un giuoco in cui si doveva lanciar
la feccia d’una coppa entro un’altra coppa galleggiante in un vaso più
ampio, a fine di sommergerla.
Pag. 56, v. 5. - Alcune parole d’uno scolio di Timocreone da Rodi,
ricordavano il decreto perideo più o meno fedelmente riportato nei versi di
Aristofane: - Deh, se mai, cieco Pluto - né in terra, né sul pelago - t’avessimo veduto!, - ma l’Acheronte e il Tartaro - fossero stati ognora - l’unica
tua dimorai - Ché da te tutti i mali - provengono ai mortali. - Il
motivo che, secondo Plutarco (‘Pericle, 30), spinse Pericle a bandire
contro i Megaresi il decreto, la cui abolizione fu posta poi dagli Spartani come condizione indispensabile della pace (Tucidide, I, 139), sarebbe
stato l’uccisione dell’araldo Antemocrito, mandalo dagli Ateniesi a Megara per chiedere ragione della indebita occupazione di un tratto di
territorio sacro a Démetra e Persefone, fra Atene e Megara. Ma, secondo