Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) II.djvu/171

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168 ARISTOFANE


DABBENE, corifeo del SECONDO SEMICORO
( giungendo con altri compagni.
Eccoli, sono qua
tutti, quanti ne restano, oliala, trallalà,
di quei gagliardi giovani che in Bisanzio la scolta
con me, con te facevano! Allora, andando in volta
la notte, quel mortaio rubammo alla fornaia,
e lo facemmo a schegge per cuocer la civaia!

strimodoro

Sll’, lesti! Oggi la causa va di Lachète, e pare
che di quattrini ei n’abbia ricolmo un alveare.
Quindi ieri il patrono Cleone ci avverti
di venire per tempo, provvisti per tre di...
d’ira maligna contro quell’uom, ch’ei paghi il fio
delle colpe commesse. Sll’, del bel tempo mio
compagni, ora affrettiamoci prima che spunti il giorno

dabbene

E insiem con le lanterne perlustriam tutto intorno,
ché niun piombi ad offenderci da qualche nascondiglio!
Lento movimento di danza simulante una perlustrazione.
UN RAGAZZO
Babbo, babbo, guàrdati — costi dal motriglio!

strimodoro

E via, dunque raccatta — da terra uno steccolo,
e smoccola quel lume!