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DI PAOLO FERRARI. 25

bandiera e porta con sè la parola e la fede che ebbe il suo estro e i suoi sogni, il suo cuore e la sua spada.

Ah dormi pure tranquillo l’eterno sonno, o Ferrari, dormi pure tranquillo che ella non è morta con te, che ella non morrà, l’arte tua, l’arte che hai amata, l’arte in cui hai creduto! Resterà di lei la parte più bella onde avesti i più cari dei trionfi tuoi: resterà contro il mutar delle scuole che, nate appena, l’una dopo l’altra si succedono rumorosamente, si incalzano, si urtano, muoiono, come i flutti scroscianti dell’Egèo morivano appie’ della statua della Venere antica. Molti lavori or celebrati tramonteranno, passeranno insieme colle brutte realtà di cui furono la nuda fotografia; passeranno insieme con esse e con la società che le vide, quando i nepoti, nati (speriamolo!) ad aure più sane, non saran più in grado di intenderle; passeranno, perchè tale è la legge dell’arte che copia solo materialmente il vero fuggevole e non ne sa scernere le linee estetiche eterne. Ma vivranno tante figure, strappate alla natura in un bacio dell’ideale, che il tuo estro mandava a popolar le scene; perchè la poesia del bello difende essa sola contro gli insulti del tempo i fantasimi del vero. Da quella luce baciate aleggieranno — così io amo sognarmele! — aleggieranno, esili spiriti, intorno al tuo tumulo le figlie immortali del tuo pensiero; e ascenderanno le voci per l’aria; e qui, in Modena tua, che ti rivolle al bacio materno, in Modena dove