Pagina:Compendio del trattato teorico e pratico sopra la coltivazione della vite.djvu/116

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8. Tanto maggiormente sarà lunga, quanto più fredda sarà stata la temperatura, allorché si colse l’uva.

9. Sarà alla fine tanto più lunga, quanto più colorito si desidera il vino.

Bisogna sempre apparecchiare prima le botti, che devono servire a mettere il mosto. Le botti nuove comunicherebbero al vino una disaggradevole amarezza; la si leva interamente mettendovi dell’acqua bollente, o salata, e dopo chiusa esattamente, si agita il liquore e si lascia raffreddare.

Si può anche lavarle con vino caldo, e colle infusioni bollenti di foglie di persico, o di lupolo. Quanto alle botti che ànno già servito, se non si è usata l’attenzione di darle lo zolfo, e di ben cocconarle, ammuffiscono facilmente, e allora torna più conto non servirsene, ch’esporsi al pericolo di dare al vino un odore spiacevole, da cui non si potrebbe sbarazzarlo.




    rito di vino, il semplice, il rettificato, e il rettificatissimo, ossia volgarmente di sette-cotte. Queste differenze non dipendono che dal più, o meno di acqua, che si trova unita all’alcool; il quale corrisponde appunto allo spirito di vino rettificatissimo. L’alcool risulta «da una combinazione di carbonio, e idrogeno, modificata però in guisa da costituire nè olio, nè etere, nè grassi, che sono formati degli stessi principj in proporzioni e modificazioni differenti. ( Dizionario di chimica di V. Dandolo ).— Il Trad.