Pagina:Compendio del trattato teorico e pratico sopra la coltivazione della vite.djvu/77

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rati, che l’acino di Bourgogne trapiantato nei climi più caldi della Guienne, non darebbe più quei vini sì aggradevoli, e deliziosi, che la loro leggerezza, ed aroma faranno sempre ricercare con premura.

L’azione del calore è tanto marcata sull’uva, che non si può sperare senza esso di ottenere quella grande quantità di mucoso zuccherino, che secondo la maniera con cui è stata condotta la fermentazione, dà o quei liquori in cui esiste ancora molto zucchero, o quei vini caldi e generosi, i quali sono sopraccaricati di tanto spirito di vino: intanto che nei climi freddi, il poco principio zuccherino, che si trova nel frutto, non dà dopo la cattiva fermentazione che prova, se non che una debolissima porzione di quel principio spiritoso, che allora è tanto necessario per impedire lo sviluppo della fermentazione putrida.

La coltivazione della vite esige dal vignaiuolo tante pene, che non saprebbe studiar mai abbastanza l’influenza de’ diversi suoli, che possono portare tanti funesti colpi al frutto delle sue veglie, e de’ suoi travagli.

Eviterà con egual cura, e quelle terre forti argillose, e quei terreni umidi, che si oppongono allo sviluppo dell’uva, che la tengono continuameute umettata di acqua, ed alla quale occasionano la putrefazione, e la distruzione: anzi questi ultimi, malgrado la brillante vegetazione che acquista la pianta, non possono essere preferiti, per la mediocrità di vino che producono. Ma dove scegliere terreni calcarei, secchi, ed aridi, e sopratutto quelli che sono nello stesso tempo leggeri e rappresi? Quei