Pagina:Considerazioni sulla importanza militare e commerciale della ferrovia direttissima Bologna-Firenze.djvu/62

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ramenti quando, facendo una corda-molle piu sentita fra Vaglia e Campiano, si porti la ferrovia al piede dei colli indicati sulla sinistra della strada Bolognese. Questa variante permetterebbe di rendere il tracciato della Faentina comune a quello della nuova linea per circa 3 chilometri da Vaglia verso S. Piero.

A Campiano la Sieve è ancora molto depressa, e fiancheggiata da un esteso piano; ma quivi per l’appunto i contrafforti laterali, avanzandosi l’un verso l’altro fino a lambire col loro piede il ciglio del fiume, formano una stretta che agevola la traversata della valle per poter continuare la salita fino al piede dell Appennino senza ricorrere a sviluppi artificiali. Questi contrafforti, adiacenti al ponte attuale di Campiano formano le spalle naturali di un viadotto alto 30 metri, e di facile esecuzione, poichè la roccia apparisce stratificata quasi a fior di terra.

Oltrepassata cosi la Sieve, e poscia il Tavaiano e la Calecchia, suoi prossimi influenti, ove cadono altre due opere importanti, la linea raggiunge la valle della Stura nei pressi di Barberino. Formata quivi l’orizzontale per la stazione, la ferrovia prosegue in salita verso l’Appennino, dapprima sulle falde scoscese, ma stratificate e solidissime, per cui si svolge la strada Provinciale in precedenza di S. Gavino, poi al piede della falda di Montecarelli, fino a raggiungere il ciglio sinistro della Stura presso il Mulino di Casaglia (chilom. 39, F).

In questo punto termina il tronco d’accesso all’Appennino, comune a tutte le varianti, avente la lunghezza di 39 chilometri a partire dall’asse della stazione di Porta la Croce.

Le opere principali allo scoperto sono cinque solamente: tre viadotti per le traversate della Sieve, del Tavaiano e della Calecchia; e due ponti, uno sul Mugnone e l’altro sul Carza.

Le gallerie minori sono pochissime, e parecchie di esse sono procurate artificialmente per non recar danno ai fondi attraversati e lasciare inalterate e libere le comunicazioni sulle vie ordinarie. La nuova galleria di Pratolino non ha bisogno di spiegazioni geologiche, attesa la sua ubicazione che la conduce ad attraversare terreni migliori di quelli in cui si sta perforando l’omonima galleria della ferrovia Faentina.

La pendenza massima del tronco Firenze-Casaglia è del 12 per mille, ed il raggio delle curve non inferiore a M. 400. Nel tunnel di Pratolino si è stabilito una livelletta sensibilmente inferiore al 12 per mille ed a quella adottata per la galleria dei Giovi. Occorrendo, tale livelletta può ancora diminuirsi allungando insensibilmente la galleria verso il Carza, senza peggiorarne le condizioni d’esecuzione, e migliorando le livellette sul tratto successivo. Conviene però osservare come la resistenza al movimento dei treni sia attenuata dall’andamento rettilineo del binario, dalla ventilazione favorevole determinata dai pozzi e dal dislivello degl’imbocchi, e venga notevolmente diminuita dalla minor resistenza dell’aria, quando si faccia la galleria a doppio binario.

Le stazioni che s’incontrano sono: il Pino, S. Andrea, Vaglia, Campiano e Barberino.

Le stazioni del Pino e di S. Andrea sono poste in pendenza per non allungare con viziosi sviluppi il percorso Bologna-Firenze, a danno del movimento di transito, potendo il servizio locale disimpegnarsi su binari di scarto per le merci, e sugli