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Pagina:Conti, Antonio – Versioni poetiche, 1966 – BEIC 1791935.djvu/94

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poesie 89

cercando amante che, co’ suoi consigli
interessati, nel guidarla accenda
350discordie inestinguibili e funeste
al riposo, all’onore, a’ figli, al padre.
Io non inganno o adùlo e non richieggo
perdono o scusa, ma ben grazie e lodi,
esagerando le sventure e i danni
355de’ vizî non deformi e atroci meno
perché in uso passâr. So che con nostro
danno si calcolaro e con vergogna
le sì vantate ingentilite foggie,
che concessero a’ vizî il sommo impero
360e a le sciagure, a’ vizî ognor compagne.
So che natura è debole e soggetta
al cangiamento, e che non è sì lieve
d’aver ingegno e cor che lodi e vanti
l’ombreggiato imeneo, l’approvi e cerchi.
365L’idee più saggie preferir non lice
a l’usanze introdotte, e si dispregia
come stolto colui che non approva
l’uso, sebben danno gli arrechi o noia.
     Molto soffre a veder marito amante
370sua moglie a tutte del bell’uso in preda
le libertà. S’accuseria di rozzo
se le impedisse o ricusar volesse
di conformarsi a le maniere colte,
sdegnando di mirar le nude mani
375de la moglie e tal or le nude braccia
in balia di chi prenderle s’avvisa
ed afferrarle qual tenaglia il ferro;
e guai che cogli amici ei si dolesse
ch’ella del sen ostenti i finti avorî,
380che s’invermigli il volto e accorci il crine
sol per far pompa della sua bellezza
ne’ balli e ne’ teatri, ove impaziente
corre ad udir le insipide ed inette