Vai al contenuto

Pagina:Copernico - Poemetto Astronomico.djvu/16

Da Wikisource.

(XV.)


Intinto d’Arno nelle limpid’acque
Boscareccia animò dolce Sambuca
275Un Luigi Alamani; e il Re de’ Galli
Ascoltò con diletto il bel concerto;
E i Giardinieri di Versaglies lieti
D’educar l’erbe, e i fiori appreser l’arte
Dall’italico Vate, il qual mostrava
280L’ore opportune, e le stagioni amiche
Ai vaghi semi di Priapo, e Flora,
Secondo che salìan su l’Orizonte
Alcune Stelle, altre cadean nel mare.
Con tali fantasie grate e gioconde
285Favoleggiando persuadero al Volgo
I Poeti le strane alte avventure
Di tante metamorfosi di stelle,
Attribuendo ad esse influsso, e forza
Sul fral de i corpi, e fu lo Spirto eterno.
290Anzi per gloria loro, e perchè in Cielo
Fosservi ancor le insegne di Parnaso,
D’Orfèo locaron la sonora Lira
Fra gli Astri, e il sacro aligero Cavallo,
Che aperse in Elicona il santo Fonte,
295Del cui liquore io pur bagnato or canto
Il Regno delle Stelle, e dei Pianeti,


La