Pagina:Copernico - Poemetto Astronomico.djvu/63

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( LXII. )


Per gli altri mar da torbidi Uracani
1355Hanno i Libri, e gli Autor franchiggia, e Porto;
E con quel, cui le belle Arti e Scienze
Fidar per sempre lor divin secreti
Formèi dotto, e con altre Anime rare,
Che il Portico d’Atene hanno in Berlino
1360Ed in Postdamo d’Epicuro gli Orti.
Qui Copernico tace, e m’abbandona
Il sonno, e il sogno, e con Te sola io resto
Bella divina Urania, e non m’incresco
Perder del Sol la vista, e dei Pianeti,
1365Pur che de gli occhj tuoi chiari, e celesti
Io vegga sempre il fortunato raggio,
E le pupille tue negre amorose
Sieno il Vortice mio, sieno la Sfera,
In cui devo aggirarmi e vivo, morto
1370Nel Paradiso de’ tuoi dolci influssi.
Ivi più sante, e più sublimi cose
Di Dio, di Te quest’astronomic’Arpa,
Ch’or ti consacro, suonerà per sempre,
Mentre esultando a me le Sfere intorno
1375Con eccheggiante tintinnio perenne
Ripeteranno allegre, Urania, Urania;
E gli Angioli plaudendo a coro a coro


Già