Pagina:Corradini - Sopra le vie del nuovo impero, 1912.djvu/100

Da Wikisource.
78 da brindisi a rodi

a lumi spenti dentro la baia e fuori in crociera; ancora partiva qualche razzo. Era l’officina della guerra navale, chiusa, la guardia e l’insidia, sparse nella notte. Ciò che si era raccontato di Stampalia e della sua occupazione, e della occupazione delle altre isole e di Rodi, e quanto le navi avevano fatto in tutti i mesi della guerra, da Tripoli a Tobruk, da Taranto alle coste arabiche, appariva nella sua officina chiusa, nella notte, vigilante e terribile, in atto e fuori di quell’ora e d’ogni ora, in un’ora remota e senza appellazioni. Vennero a bordo per la posta e altro marinai laceri, tutti tinti delle loro navi e de’ loro lavori. Lo Scilla stette fermo tre ore nella baia. Sulla cresta della roccia appariva il castello de’ Guerini. Era intorno un grandioso anfiteatro la cui linea tagliava netto il cielo. Ripartimmo prima di mezzanotte. Dai due capi della baia due riflettori incrociavano i loro fasci di luce e chiudevano l’apertura. Passammo attraverso a quello sbarramento luminoso, ci allontanammo, vedemmo ancora sì e no una torpediniera che strisciava nella notte. Mai avevo sentito nel mondo silenzio più profondo.

La mattina presto ero sul ponte, e già costeggiavamo Rodi. Pareva ancora come nel golfo di Corinto, perché a destra era