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156 | kalimno. leros. lipso |
di Buenos Aires, di Calle Reconquista, delle pampas, aprendomi le vaste visioni da quel suo scoglietto.
Navigando da Lipso all’isola di Patmos, questa si presenta di fronte, molto spaziata, montuosa, rosseggiante e su uno dei suoi cinque o sei cocuzzoli una macchia bianca, un mucchio forse di case, forse la città, forse un grande edificio solo. L’isola si stende dinanzi ai nostri occhi in linea retta. Ma a poco a poco avvicinandoci, incomincia a flettersi in forma d’arco, tutta dentata di bei cocuzzoli; il centro si trae indietro, i due capi s’avanzano. È una formazione in moto. L’arco diventa anfiteatro. La macchia bianca è il convento di San Giovanni, e la città bianca è su un altro cocuzzolo. Navighiamo ancora, raggiungiamo l’anfiteatro che era rosa, rosa e qua e là verde, sotto il sole raggiante, sul mare turchino, e lo vediamo profondarsi, allungarsi in canale. Appare alla nostra sinistra la parte più bassa della città, a piè del monte coronato dal convento che è convento e maschio forte. Appare un’altra parte della città in costa sul monte dicontro. La formazione in moto è compiuta; diamo fondo; i monti intorno sono nudi, petrosi, aspri, forti, chiudono con un disegno di grande stile.
Così tutte queste isole, isolette e scogli,