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l66 le opere italiane a rodi

turco, in Affrica e nell’Egeo. Ebbene, rallegriamocene, perchè facciamo buona prova.

Fui contento di riconoscerlo l’inverno scorso a Tripoli, sono contento di riconoscerlo ora a Rodi.

In ciò noi mostriamo un carattere giovanile: mostriamo ansia di portare gli istituti della civiltà nei territorii conquistati e se in qualcosa pecchiamo, è nel voler far troppo e troppo presto. Lo «sbarco» del personale per i varii, per i molti ufficii, delle macchine, delle commissioni tecniche, degli studii e dei disegni fu a Tripoli sin da principio impetuoso; tanto impetuoso e prematuro che già vi si era compiuto un piano regolatore della città quando su questa giungevano ancora gli shrapnells dei cannoni turchi.

A Rodi e nelle altre isole, come i lettori sanno, le nostre amministrazioni non poterono precedere le nostre armi, perchè queste ultime si sbrigarono troppo presto; ma le seguirono subito, ed ora, da Rodi a Kos, da Kos a Lipso, da Lipso a Scarpanto, dovunque, come c’è un presidio, così c’è un’amministrazione italiana.

E a Rodi ci sono anche lavori in corso, le strade di cui già parlai. Un’altra opera a cui si vuol porre mano, è per il condotto dell’acqua, perchè in tutta l’isola c’è acqua