Pagina:Corradini - Sopra le vie del nuovo impero, 1912.djvu/207

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il generale giovanni ameglio 185

un ufficiale superiore e disse: — Generale, quel battaglione non ne può più! — Il generale rispose: — Alle quattro voglio essere a Psithos. — E accennò avanti. Questo rappresentò sulle rocce indimenticabili di Rodi un generale italiano, per se stesso, perchè anch’egli dette quanto agli altri chiese, per i suoi ufficiali e soldati: un mirabile organismo nel quale e attraverso il quale il sentimento del dovere si trasformò nella stessa forza per compiere il dovere, superato lo sfinimento.

Tale è il tesoro scoperto dalla guerra.

Ma io lo celebro soprattutto per il suo amor di patria. Non ho avuto mai, ripeto, la fortuna di vedere il generale Ameglio sul campo di battaglia, e soltanto nel racconto de’ suoi testimoni ho visto la veemenza con cui porta gli uomini. Ma più volte ho avuto la fortuna di vedere un’altra veemenza in lui che è sorella gemella della prima, congenita, della stessa sorgente: quella con cui egli parla dell’Italia, dell’avvenire d’Italia. L’amore della patria ha in Giovanni Ameglio la sua espressione più bella, quella della fede sicura, senza ombra di dubbio, nell’avvenire della patria. In questo amore e in questa fede l’italiano e il soldato fanno tutt’uno, e si avverte che il soldato è soldato perchè italiano, e la professione dell’armi