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140 così parlò zarathustra - parte seconda


Poi sentii parlarmi senza voce: «Lo sai tu, Zarathustra?».

E io gridai per lo spavento, e impallidii: ma tacqui.

E di nuovo sentii dirmi senza voce: «Tu lo sai, o Zarathustra, ma non me lo dici!».

E finalmente risposi come indispettito: «Sì, io lo so, ma non voglio dirlo!».

E nuovamente udii parlarmi senza voce: «Tu nol vuoi, Zarathustra? È proprio vero? Non nasconderti dietro il tuo dispetto!».

E io piansi e tremai come un bambino, e dissi: «Ah, io vorrei, ma come lo potrei? Non obbligarmi a ciò! Questo vince ogni mia forza.

E un’altra volta intesi dire senza voce: «Che importa di te, Zarathustra! Di’ la tua parola, e spezzati!».

E io risposi: «Ahimè, sarebbe la mia parola? Chi sono io? Io attendo un più degno di me; io non sono degno d’essere infranto da quella parola».

E di nuovo udii parlarmi senza voce: «Che importa di te! Tu non sei ancor abbastanza umile. L’umiltà ha la pelle più dura».

E io risposi: «Che cosa non ha già sopportato la pelle della mia umiltà? Io dimoro ai piedi della mia altezza. Quanto sono alte le mie sommità? Nessuno me lo disse ancora. Ma io conosco bene le mie valli».

Allora fu detto ancora a me senza voce: «Oh, Zarathustra, colui che deve muovere le montagne, nuove anche le valli e le pianure».

E io risposi: «Sin qui la mia parola non ha peranco mosso i monti, e quello ch’io dissi non ha peranco toccato gli uomini. Io sono andato tra gli uomini, ma non li ho ancora toccati».

E un’altra volta mi venne detto senza voce: «Che ne sai tu di ciò? La rugiada cade sull’erba, allor che la notte è più silenziosa».

E io risposi: «Essi mi schernirono quando io trovai la mia strada e la percorsi; e in verità allora i miei piedi tremavano.

E così mi parlarono: Tu hai perduto la via, ora perderai anche la facoltà di camminare!».