Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/220

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i sette suggelli 221


Se mai io risi del riso del baleno creatore, cui ruggendo, ma obbediente, segue il lungo tuono dell’azione:

Se mai alla mensa divina della terra io giocai con gli dèi ai dati sino a che la terra ne tremò e scoppiò e in alto ne eruppe un torrente di fuoco — giacchè una mensa divina è la terra, in trepida attesa di nuove parole creatrici e di un divin getto di dadi; — oh, come non sarei ardentemente cupido dell’eternità e del nuziale anello degli anelli, dell’anello del ritorno?

Non mai ancora m’incontrai in donna, dalle quale desiderassi aver figli, se non in quest’una ch’io amo: giacchè io t’amo, o eternità!

Giacchè io amo te, io eternità!

4.

Se mai bevetti largamente alla spumeggiante coppa odorosa, in cui tutte le cose son mescolate insieme;

Se mai la mia mano versò in ciò ch’è prossimo quel ch’è remoto, e il fuoco nello spirito, e nel dolore il piacere, e ciò ch’è più malvagio in quello che più è buono;

Se io stesso sono un granello di quel sale meraviglioso che fa si che tutte le cose si mescolino nella coppa;

— Giacchè un sale v’ha che mesce il bene al male; ed anche ciò che più è selvaggio è necessario a far traboccare la spuma;

Oh, come non sarei ardentemente cupido dell’eternità, e dell’anello degli anelli nuziale, — dell’anello del ritorno?

Non mai ancora m’incontrai in donna, dalla quale desiderassi aver figli, se non in quest’una, ch’io amo: giacchè io t’amo, o eternità!

Giacchè io amo te, o eternità!

5.

Se mi piace il mare e tutto ciò che gli appartiene, e più mi piace quando più irato mi risponde;