Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/260

Da Wikisource.

l'ombra 261


Ma verso te, o Zarathustra, io volai: dietro a te ho errato più a lungo; e sebbene mi ti celassi, pure fui la migliore delle tue ombre! Dove tu ti sei seduto, mi sedetti anch’io.

Con te mi sono aggirato nei mondi più freddi e lontani, simile ad un fantasma, che trasvola sui tetti invernali bianchi di neve. Con te cercai di penetrare in tutto ciò che è proibito, perverso, remoto: e se qualcosa in me può chiamarsi virtù, questa è certamente il disprezzo d’ogni proibizione.

Con te infransi tutto ciò che il mio cuore può aver adorato, rovesciai tutte le pietre terminali e le imagini, corsi dietro ai desideri più pericolosi, — tanto che non v’ha delitto a traverso il quale io non sia già passata.

Con te disimparai a credere nelle parole e nei valori e nei grandi nomi. Quando il diavolo muta la pelle non perde forse con essa anche il nome? Giacchè è superficie anche il nome: forse il diavolo stesso non è altro che un’epidermide.

«Nulla è vero, tutto è permesso»: così dissi a me stessa.

Mi lanciai nelle acque più gelide con la testa e col cuore. Ah quante volte io ne riuscii rossa come un gambero!

Ah, dove se n’è andato ciò che v’era di buono in me: il mio pudore, la mia fede nei buoni? Ah dov’è quella leggiadra innocenza, che un di io possedeva: l’innocenza dei buoni e delle loro nobili menzogne?

Troppo spesso, invero, fui schiava della verità; ed essa finì per mettermi il piede sul collo. Spesse volte credetti mentire e invece avevo colto nel vero.

Troppe cose mi si rivelarono: ora non me ne importa più nulla. Nulla vive più di ciò che amo: come dunque potrei amare ancora me stessa?

«Vivere secondo il mio desiderio o non vivere»; così io voglio, e così vuole anche l’essere più santo. Ma, ahimè! come posso io provar ancora il desiderio?

Ho io forse ancora una meta? Un porto, verso il quale tenda la mia vela? Un vento propizio? Ah, soltanto colui che ha una meta al suo viaggio, sa quale vento gli sia propizio.

Che cosa ancora mi restò"? Un cuore stanco e insolente; una volontà incostante; ali malsecure per volare; una spina dorsale spezzata.