Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/290

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tra le figlie del deserto 291

Meraviglioso invero! Qui siedo; e il deserto m’ è da presso, ma pur discosto; in nulla ancora turbato, ingoiato da questa piccola oasi: poi che a punto essa sbadigliando apriva la sua vezzosa e piccola bocca, la più olezzante di tutte le bocche, — ed io ci caddi dentro, in fondo, — in mezzo a voi, o graziosissime amiche! Sela.

Sia lode, lode a quella balena, se essa trattò ugualmente bene il suo ospite! — voi comprendete, spero, la mia dotta allusione?...

Sia lodato il suo ventre, se era un’oasi simile a questa: sebbene ne ho dubbio: ma non giungo io forse dall’Europa che è più incredula d’una giovane donna? Che Dio la cangi in meglio! Amen!

Qui io siedo, nella più piccola delle oasi: simile a un dattero bruno, penetrato di dolcezza, stillante un aureo succo, bramoso e avido di rotonde labbra verginali, ma più ancora di verginali denti che sanno mordere, freddi come il ghiaccio, bianchi come la neve, taglienti: di ciò è sopra tutto avido il cuore dell’ardente dattero. Sela.

Simile, troppo simile a tali frutti, io mi giaccio qui; e mi saltellano e folleggiano intorno piccoli insetti alati, e ancor più piccoli e folli e maliziosi desideri e pensieri — circondato da voi, o mute, presaghe vergini — graziose gatte — Duda e Suleikasfingiche per chiudere in una parola nuova (Dio mi perdoni questo peccato contro la lingua!...) molti pensieri: io siedo qui aspirando la più pura delle arie, un’aria da vero paradisiaca, un’aria chiara, leggera, a striscie dorate, la migliore che sia caduta dalla luna, per caso o per capriccio, come narrano gli antichi poeti.

Ma io scettico metto ciò in dubbio; non venni io qui dall’ Europa, più scettica di una donna da marito? Che Dio la cangi in meglio! Amen!

Respirando quest’aria purissima, con le narici gonfie come calici, senza presentimenti e senza ricordi, io qui siedo, o graziosissime amiche, e ammiro la palma; che, simile a una danzatrice, si curva e si piega e fa dondolare le sue anche — e induce in chi troppo a lungo la guardi desiderio d’imitarla; simile a una danzatrice, che, a quanto pare, troppo a lungo, e