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54 | così parlò zarathustra - parte prima |
Di mille ed una meta.
Molti paesi e molti popoli vide Zarathustra: e ne scoperse, così, e ne apprese il bene ed il male. Nè alcuna potenza maggiore trovò Zarathustra nel mondo, di questa del bene e del male.
Nessun popolo potrebbe vivere senza aver imparato innanzi tutto a valutare le cose; ma, se egli vuol conservarsi, non deve valutarle allo stesso modo del suo vicino.
Molte cose che presso un popolo eran tenute per buone, presso un altro eran soggetto di scherno e disonore: ciò io riconobbi. Molte cose in un luogo si dicevano cattive, che in un altro ottenevano onori regali.
Mai un vicino comprese l’altro; sempre la sua anima stupiva della follia e della malvagità del vicino.
Una tavola dei valori sta sospesa sovra ogni popolo. Ecco, quella è la tavola dei suoi sacrifizi: la voce della sua volontà di dominazione.
Lodevole è ciò che gli appare difficile; ciò che è strettamente necessario e duro è detto da lui buono; e ciò che lo libera dalla estrema miseria, ciò che v’ha di più raro e difficile, egli lo esalta come santo.
Ciò che mette un popolo in condizione di conquistare, di dominare e di rifulgere, oggetto di terrore e di invidia al suo vicino: questa per lui è la cosa sublime, la prima, quella che serve di misura, di modello, di significato a ogni altra.
Invero, fratello mio, quando tu avrai conosciuto i bisogni di un popolo, il suo cielo, la sua terra e il suo vicino, tu ne argomenterai facilmente la legge dei sacrifizi e la ragione per cui su tale scala egli ascende verso la sua speranza.
«Sempre tu devi essere il primo ad avanzare gli altri: nessuno deve amare l’anima tua gelosa fuorchè l’amico» — ciò faceva fremere l’anima del Greco: e per ciò egli camminava sul sentiero della grandezza.
«Dire la verità e saper bene maneggiare l’arco e la freccia» — ciò era caro e arduo insieme a quel popolo dal quale mi venne il nome — un nome che m’è caro e arduo ad un tempo.