Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/56

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dell’amore del prossimo. 57


Voi abbisognate d’un testimonio, quando volete parlar bene di voi stessi; e solo allora che l’avete indotto e pensar bene di voi ve ne convincete voi stessi.

Non solo mentre colui che parla contro ciò che conosce, ma ancora quegli che parla contro ciò che ignora. E così operate voi nelle vostre relazioni e mentite a voi stessi e al vicino.

Disse il pazzo: «il trattare con gli uomini guasta il carattere, principalmente quando non se n’ha alcuno».

L’uno va in cerca del vicino perchè cerca sè stesso, l’altro perchè desidera dimenticare sè stesso. Il poco amore che portate a voi stessi muta la vostra solitudine in una prigione.

I più lontani sono quelli che scostano il vostro amore del prossimo: quando vi trovate in cinque compagni un sesto deve sempre perire.

Io non amo nemmeno le vostre feste: vi trovai troppi commedianti ed anche gli spettatori, spesso, hanno attitudini di commedianti.

Io non insegno a voi il prossimo, bensì l’amico. L’amico sia per voi la festa della terra e un presagio del superuomo.

Io insegno a voi l’amico dal cuore ardente. Ma chi vuol essere amato da cuori fervidi bisogna che sappia farsi simile alla spugna.

Io insegno a voi l’amico, che creò in sè un mondo intero: una coppa del bene — l’amico creatore, che ha sempre un mondo da prodigare in dono.

E nello stesso modo che per lui il mondo andò svolgendosi, così esso in altri anelli si riavvolge, quale un procedere del bene dal male, del fine dal caso.

Quegli che ha da venire e che più è lontano sia la ragione del tuo oggi: nel tuo amico tu devi amare il superuomo quale ragion di te stesso.

Fratelli miei, non vi consiglio ad amare il prossimo: amate quelli che son da voi più lontani».

Così parlò Zarathustra.