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Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/63

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64 così parlò zarathustra - parte prima


E se la punizione non dev’essere anche un diritto e un onore per colui che trasgredisce, io non so che farmi delle vostre punizioni.

V’ha maggior dignità nel dare torto a sè stesso che non nel volere aver ragione, specialmente quando si ha ragione. Soltanto bisogna esser molto ricchi per far ciò.

Io non voglio la vostra fredda giustizia: negli occhi dei vostri giudici io vedo sempre il carnefice e il suo freddo ferro.

Ditemi, dove si trova la giustizia che vede con gli occhi dell’amore?

Trovatemi dunque l’amore che accetta non solo le punizioni ma anche le colpe.

Trovatemi dunque la giustizia, che assolva tutti, all’infuori dei giudici!

Volete sentire ancor questo? In colui che vuole esser sinceramente giusto anche la menzogna diventa umanità.

Ma come potrei io esser giusto sinceramente? Come potrei dare ad ognuno il suo? Mi basta questo: io do a ciascuno il mio.

Infine, fratelli miei, guardatevi bene dal recar torto ai solitari! Come un solitario potrebbe dimenticare? Come potrebbe contraccambiarvi?

Simile a un pozzo profondo è il solitario.

È facile gettarvi dentro un sasso: ma una volta che ha toccato il fondo chi potrebbe più trarnelo fuori?

Guardatevi dal recar offesa a un solitario! Ma se l’avete fatto, ebbene compite l’opera vostra: uccidetelo».

Così parlò Zarathustra.




Del matrimonio e dei figli.

«Ho una domanda che è destinata a te solo, o mio fratello; come uno scandaglio io faccio scendere questa domanda nell’anima tua, perchè io sappia quant’è profonda.

Tu sei giovane e desideri moglie e bambini. Ma io ti domando: sei tu tal uomo che possa desiderare un figlio?