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Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/83

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84 così parlò zarathustra — parte seconda


Ma nulla è peggiore del gretto pensiero. Meglio, in verità, agir male, che pensare grettamente.

Voi mi direte: il piacere che ci viene dalle piccole malignità ci risparmia molte cattive azioni! Se non che qui non si dovrebbe cercar di risparmiare.

Simile a un’ulcera è la trista azione: essa prude e irrita e lacera la pelle; essa parla sinceramente.

«Vedi, io sono una malattia» — così dice la cattiva azione nella sua sincerità.

Ma simile al fungo è il pensiero de’ gretti: si nasconde e non vuol apparire in nessun luogo — sino a tanto che tutto il corpo non sia divenuto fracido e brulicante d’innumerevoli piccoli funghi.

Ma a colui che è ossesso dal demonio, io dirò in un orecchio queste parole: «è meglio che cresca sempre più grande in te stesso il tuo demonio! Così anche per te ci sarà una via alla grandezza!».

Ah, miei fratelli! Sul conto di ognuno si sa qualche cosa di troppo! E più d’uno diviene trasparente pei nostri occhi, ma non ancor tanto che possiamo vedere attraverso il suo corpo.

È difficile convivere con gli uomini, perchè è difficile tacere.

E non contro colui che avversiamo siamo maggiormente ingiusti, bensì contro colui che ci è indifferente.

Ma se un amico soffre, tu sii per i suoi dolori non luogo di riposo, ma una specie di duro letto: un letto da campo; così gli gioverai meglio che in ogni altro modo.

E se un amico ti fa del male, tu devi dire: «Io ti perdono ciò che hai fatto: ma che tu l’abbia fatto a me — come mai potrei perdonare ciò!?».

Così parla il grande amore: il quale vince anche il perdono e la compassione.

Bisogna tener saldo il proprio cuore; perchè se egli ci abbandona, la testa lo segue.

Ahimè! le peggiori follìe non furono forse sempre quelle dei pietosi? E che cosa ha recato tanto danno al mondo quanto le pazzie dei pietosi?

Guai a coloro che amano e non sanno elevarsi oltre la loro compassione.