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dei compassionevoli | 83 |
O amici miei! Così parla il sapiente: Pudore, pudore, pudore, ecco la storia dell’uomo!
Per ciò l’uomo nobile impone a sè stesso di non umiliare gli altri: egli si fa una norma del pudore dinanzi a tutto ciò che soffre.
In verità io fastidisco i pietosi cui l’esercizio della compassione è gioja: troppo scarso pudore essi hanno.
Se devo essere compassionevole, non voglio mi si dica tale; e quando sarò pietoso veramente, voglio almeno essere tale di lontano.
Ben volentieri io mi velo il capo e fuggo prima d’esser ravvisato: e fate ancor voi così, o miei amici!
Possa la mia sorte non addurre sul mio cammino che esseri senza dolori, al pari di voi: tali con cui mi sia concesso aver in comune la speranza e il pane e il miele!
In verità, io ho fatto qualche cosa per i sofferenti; ma ho pensato sempre di fare miglior cosa con l’apprendere a goder meglio io stesso.
Dacchè esiste, l’uomo ha troppo scarsamente goduto: ecco, fratelli miei, il nostro peccato originale!
E quando avremo appreso a goder meglio, ci saremo con ciò disavvezzati dal far del male agli altri o del meditare cattive azioni.
Per ciò io mi lavo la mano che ha soccorso l’infelice, e in pari tempo anche l’anima.
Giacchè vedendo soffrire l’infelice io mi vergognai della sua vergogna; e quando l’aiutai l’offesi certo nel suo orgoglio.
I grandi beneficii non, ispirano la gratitudine, bensì il desiderio di vendetta; i piccoli, se non vengono dimenticati, si mutano col tempo in vermi roditori.
Siate difficile nell’accettare! Date una prova di dignità in quest’atto. Ciò io consiglio a coloro che nulla hanno da donare.
Ma io sono di quelli che donano: dono volentieri come l’amico usa cogli amici. Gli stranieri ed i miseri colgano essi stessi il frutto del mio albero: così sentiranno minor vergogna.
Ma i mendicanti dovrebbero esser soppressi! In verità si prova dispetto nel donare ad essi, e dispetto ancora nel negare.
Lo stesso è de’ peccatori e delle cattive coscienze: credetemi, amici i morsi della coscienza insegnano a mordere.