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letteraria e scientifica, ed il suo luogo nativo, ed il Mississipì, ed il Messico, che illustrò, ne riconoscessero i meriti, gli rendessero adequati tributi di lode.
Quand’egli moriva ritirato negli Stati Papali del 1855, nell’Italia ferveva l’opera del rinnovamento, ed il proposito di rivendicare suoi diritti. Allora Gabriele Rosa da Bergamo nel giornale Rivista Veneta del 20 e 27 aprile nel 1856 in due articoli diede prima notizia in Italia delle opere e delle scoperte di Costantino Beltrami. Scritti e viaggi sui quali pochi mesi dopo dissertò nell’Ateneo di Bergamo il conte Pietro Moroni. Tre anni dopo il Municipio di Bergamo dispose in bella mostra nella sala d’ingresso alla sua Biblioteca pubblica oggetti che servirono ai viaggi del Beltrami, ed attrezzi e vestiti di selvaggi da lui raccolti nell’America, e donati morendo alla sua città natale, e vi pose a lato un bel dipinto del Professore Enrico Scuri, figurante il Beltrami spingente sua navicella presso il lago del cedro rosso, fatto per quell’occasione e donato alla patria.
Così Bergamo, pure tra i tumulti bellici, rese gli estremi onori al suo concittadino, ed attendeva fidente che la civiltà e la storia, sebbene tardi, lo risarcissero dell’ingrato oblio. Non venne delusa: giacchè il sig. Alfredo I. Hill della Società Storica di Minnesota, con lettera 9 luglio 1863 dal Quartier Generale dell’Armata a Washington al Capo Magistrato della Città di Bergamo scrisse tra l’altre cose: La Società Storica di Minnesota brama rendere giustizia al primo esplora-