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130 | libro terzo |
CAPITOLO NONO
§ I.
Lungi dal pensar finalmente a riposare delle sue fatiche di mare, e delle sue lotte contro la malvagità degli uomini, durante il governo temporaneo di Ovando, impaziente di un riposo che non tornava a profitto del cattolicismo, Colombo offrì alla Regina di proseguire senza ritardo le sue scoperte.
Gli storici moderni, giudicando secondo gl’interessi umani, il movente di questo perfetto cristiano, hanno attribuito la sua proposizione al timore di essere superato da’ suoi emoli di Spagna e di Portogallo, corsi sulle sue tracce, e che già alzavano romore di sè: credono invidia, ed emolazione marittima l’ardore che lo spingeva, a dispetto dell’età e delle infermità contratte in mare, ad investigare le profondità dello spazio terrestre, che rimanevano ancora intentate.
Questo è un errore solenne, una interpretazione direttamente contraria alla realtà; conseguenza, nondimeno, naturale delle preoccupazioni, in cui si ostinano certi scrittori a disonore di questo tipo di disinteresse e di fede. Noi possiamo affermare che Colombo omai non conservava alcuna illusione sulla Corte, e non ne aspettava favori o ricchezze: volle rimettersi in via unicamente per glorificare il Redentore, e far conoscere la Croce al rimanente del globo, compiendo così l’opera sua di scoperte. Durante la spedizione, scriveva ai Re cattolici: «Io non ho fatto questo viaggio per ottenere onori o fortuna: questo è