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374 libro quarto

pella col suo campanile; sull’altra un bravo alemanno a cavallo, che va al molino, di cui giace collocata in vista la ruota idraulica.

Quest’ultima versione della leggenda tedesca è stata riprodotta dal pennello in moltissime chiese del nord, sulle rive del Reno, in Baviera, nel Belgio, in Alemagna e nel cuor della Francia. Or fanno due anni, l’abbiamo ritrovata in Borgogna fra le pitture murali del coro nell’antica Abbazia de’ Benedettini di San Sequano, una delle meglio conservate del medio evo. Riassumendo una leggenda pia, questa figura era così diffusa in Europa, che fornì soggetto alla più antica incisione munita di una data; ed è quella che si conserva nel gabinetto delle stampe della biblioteca imperiale, recante il millesimo 1423. Questa incisione ci è sembrata la copia fedele dell’affresco dell’abbazia di San Sequano, ripetuto presso a poco senza varianti nella maggior parte delle chiese del settentrione.

Nondimeno, a malgrado della sua profusione, non si deve cercare nel nord l’esatta rappresentazione del colosso emblematico di san Cristoforo. Per trovarla, vuolsi tornare al mezzodì , vicino al paese onde trasse origine. Qui san Cristoforo è propriamente il gigante che porta Gesù, e valica il gran mare, non entrando nell’acqua che sino alla cintola, e tenendo a mo’ di bastone l’albero mistico da trapiantare, od anche avendo in mano la croce, che vuol portare alla riva opposta del mare. Il santo viaggiatore è talmente rivestito de’ suoi attributi di missionario, che tiene appeso alla cintura il fiaschetto del viaggio.

Cosa strana! le chiese, le imagini e i nomi di san Cristoforo sono più divulgati nel mezzogiorno che nel settentrione; più fra le popolazioni del littorale che fra quelle dell’interno. Di tutti i paesi cristiani la Spagna fu quella in cui si moltiplicarono maggiormente l’effigie, le cappelle, le chiese di san Cristoforo. Nessun’altra nazione possedette così anticamente nè sopra tanti altari reliquie di questo martire, ed alzo statue al santo gigante che dovea passare il mare.

Perciò un’antica tradizione, da gran tempo perduta, risalente almeno al secolo duodecimo, e ricordata da Cristoforo Colombo