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capitolo decimo 377


L’ambasciatore di Dio alle nazioni sconosciute si distingue fra tutti gli uomini, pel carattere della sua augusta missione.

Ad ogni caso della sua vita si frammette alcunchè di misterioso, di sublime. Il dramma e la poesia compenetrano la sua esistenza. Tutto ciò che tocca quest’Uomo acquista nobiltà. Colla loro persistenza e i loro eccessi, fin le sue tribolazioni spettano non meno all’epopea che alla storia. I suoi dolori son diventati immortali: gl’ingrati e gl’invidiosi, dalla propria abiezione destinati all’oblio, appartengono alla storia perchè hanno fatto guerra all’araldo della croce, e il loro nome vive ad un obbrobrio eterno.

Ma coloro che servirono lealmente quel buon padrone guadagnaronsi l’immortalità pel solo contatto ch’ebbersi con lui; e il loro nome non saprebbe andar cancellato dal mondo. Tutto ciò che è di lui o vien da lui si solleva in gloria ed in utilità; a tale che i titoli di nobiltà conceduti a’ suoi fratelli non son essi che valgono a farli grandi: essere fratelli di Colombo vale assai più dei lor diplomi. Il suo fedele scudiero Diego Mendez ottiene stemmi gentilizi, il titolo di cavaliere e l’ammirazione di ogni cuore generoso: il suo fedele mastro di casa, Pietro di Terreros, ferito a morte per difenderlo, aveva in prevenzione acquistato un titolo imperituro alla immortalità, dacchè Colombo gli aveva riserbato l’onore di porre prima d’ogni altro il piede sul Nuovo Continente: il suo interprete indiano, povero idolatra battezzato, il lucaiano Diego, sposa la sorella del più nobile sovrano d’Haiti. Il suo interprete spagnuolo, Cristobal Rodriguez «La Lengua» acquista una grande importanza: i suoi servi diventano ufficiali; i suoi ufficiali navigatori: i suoi primi piloti sono grandemente celebrati dalla fama; altri occupano cariche di fiducia od onorevoli impieghi, come Sanchez de Carvaial eletto guardia del corpo: il suo compatriota Bartolomeo Fieschi trovasi associato per sempre alla gloria dell’ultima spedizione di Colombo, mercè l’attaccamento che gli portò.

Se non avesse avuto relazioni con Cristoforo Colombo chi ricorderebbe il giureconsulto Nicola Olderigo, quantunque temporaneamente incaricato di una missione dalla serenissima Repubblica di Genova? chi conoscerebbe il generoso Domenicano