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394 libro quarto

si ottiene da uno, e l’indeterminato, il collettizio non vi hanno titolo o pretesa.

Che che ne sia, nella sua prudenza, Roma aspettò di avere più ampie informazioni: e forse voleva fidare al tempo di servir di prova a qne’ prodigi. Ma le successive esplorazioni nel Nuovo Mondo, il conquisto del Messico, quello del Perù, le scoperte de’ Portoghesi nell’America Meridionale e nelle Indie Orientali facevano trascurar dalla Spagna la sua prima colonia. Ne’ seguenti anni, una causa interamente sconosciuta dà fine al prodigio del rinnovamento del legno della Vera Croce della Concezione. Tnttavia a toccarla operava ancora miracoli; e siccome la pia avidità de’ pellegrini continuava a levarne piccoli pezzi, così andava diminuendo di giorno in giorno: allora fu che il vescovo della Concezione la fece trasportare processionalmente nella sua cattedrale, ove fu collocata in una cappella. La Vera Croce vi si trovava ancora nel 1535, quando l’archicronografo imperiale Oviedo y Valdez, governatore della cittadella di San Domingo, compilava in questa città il suo terzo libro della Storia naturale delle Indie.

Ma venti anni dopo, nel 1553, uno spaventevole tremuoto distrusse quasi interamente la Concezione. Tutti gli edifizi in pietra furono atterrati, un solo eccettuato. La cattedrale, edificata con macigni, rovinò per la violenza degli scuotimenti. Sola una cappella resistette al fenomeno, quella in cui si conservava la Vera Croce. Fu notato, eziandio, che nessuno degli abitanti avente frammenti indosso o in casa della Vera Croce, rimaso per alcun tempo sepolto sotto le rovine delle proprie abitazioni, restò menomamente offeso nella persona1. Cosa strana! i primi amici dell’Araldo della Croce, inauguratore di quel segno miracoloso, i Francescani, si trovavano raccolti nella loro chiesa lorchè infuriò tremuoto. Gittati a terra, oppressi sotto il peso de’ materiali caduti sopra di essi, si rialzarono nonpertanto

  1. “Nel tremuoto di cui feci parola, nessuno di coloro che ne avevano in fu offeso quantunque molti si fossero trovati sotto le rovine degli edificii.” — Il P. Charlevoix, Storia di San Domingo, t. I, lib. VI, p. 480, ediz. franc.