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capitolo decimo 403

lir la sua gloria sotto le preoccupazioni, e di abbandonare ad uno stranio la più ambita mercede del suo genio, altrettanto oggidì torna difficile ricondurre le menti alla verità, cancellare i vecchi pregiudizii, e ottenere la sua terrena riabilitazione.

Primieramente importanti documenti sono scomparsi dagli archivi della Spagna, dopo la stampa delle Decadi di Herrera. La brutta-copia del libro delle Profezie e stata lacerata. L’occupazion francese sotto Napoleone I ha fornito occasione a dolorosi furti. Documenti manoscritti, che ci avrebbero permesso di esporre le grandezze spirituali dell’Araldo della Croce, sono scomparsi. ll dotto canonico di Piacenza, Pietro Maria Campi, è morto allor appunto che stava per raccontar il fine edificante di Cristoforo Colombo, e le carte preziose che si era procurato sono state distrutte dall’ignorante noncuranza de’ suoi eredi. Ogni cosa risguardante Colombo, perfin la riabilitazione materiale della sua persona, perfino il suo ritratto, riscontrano ostacoli d’ogni genere. Figure di fantasia, imagini ignobili di una inverosimiglianza ributtante, accettate nelle gallerie storiche e ne’ musei dell’Europa, sono accreditate e affermate genuine da persone autorevoli: ogni gran città d’Italia possiede una sua-effigie particolare dell’Eroe genovese.

Si direbbe che lo strano destino di Colombo gli sopravvive; e che le fatiche imposte al Rivelatore del Globo, in compenso della sua gloriosa impresa, gli ostacoli contro i quali lottò per tutta la sua vita, pesano egualmente sulla sua memoria.

Volendo Genova elevare a Colombo un monumento del suo patriotico entusiasmo, ha da dieci anni in qua spese enormi somme senza potere ancora aggiungere allo scopo. Il celebre scultore di Firenze, Bartolini, fu strappato dalla morte all’esecuzione del suo lavoro. Dopo di lui l’eminente artista Pietro Treccia, côlto improvvisamente da un morbo cerebrale, lasciò incompiuta quella stessa opera. Altri scultori di merito dovevano immortalare col loro scalpello alcune pagine della vita di Colombo, sul piedestallo del monumento dell’Acqua Verde; ma infermità e sciagure sono venuti a troncare i loro studi. Noi medesimi, in mezzo a incessanti malori della salute, e sempre incerti del dimani, noi medesimi abbiamo scritto, facendo un gagliardo