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capitolo undecimo 429

dato che udì spiegar Giovenale da un professore di bella latinità1.

Don Fernando rivalicò l’Atlantico, visitò diverse regioni del Nuovo Mondo, e tornò in Europa dopo la morte di suo zio l’Adelantado. L’imperatore Carlo Quinto apprezzo il suo merito, volle averlo vicino, e seco lo condusse ne’ suoi viaggi d’Italia, di Fiandra e d’Alemagna2. È probabile che il monarca favorisse le sue inclinazioni con munificenza, poichè a malgrado delle sue piccole entrate don Fernando mandò ad effetto nobili disegni. La sua curiosità della natura, il suo amore delle opere di Dio lo spinsero, dopo avere corsa l’Europa, ad addentrarsi nell’Asia, valicato il Mediterraneo: andò probabilmente a visitare i Luoghi Santi, che il suo glorioso Genitore aveva così ardentemente desiderato di francare dall’islamismo: indi scese in alcune contrade dell’Africa, e non fece ritorno in Ispagna se non dopo osservate assai cose, e raccolti molti libri e manoscritti.

La superiorità delle conoscenze cosmografiche di don Fernando lo fece eleggere da Carlo Quinto preside di una commissione di geografi e di piloti incaricata di correggere gli errori che rendevano pericoloso l’uso delle carte marine tracciate sotto la direzione di Americo Vespucci. In diverse occasioni il governo di Spagna ebbe ricorso a’ suoi lumi. Nell’anno 1524, durante le controversie sorte fra la Castiglia e il Portogallo intorno al possedimento delle Molucche, Fernando Colombo ebbe l’incarico di esaminare i punti in litigio, e di compilarne una relazione alla corona di Spagna: ma lungi dal giovarsi di quest’alta fiducia, e non affidandosi ai soli suoi lumi, don Fernando volle sottomettere la sua opinione ai cosmografi Acuña, Manuel e Bar-

  1. Questa particolarità è scritta di sua mano sull’esemplare di Giovenale, ch’egli recò con sè dal suo viaggio. — D. Eustachio Fernandez de Navarrete. Noticias para la vida de D. Hernando Colon.
  2. “.... Y despues con el Emperador á Italia, Flandes y Alemania, y en estos, y en particulares viages, peregrinó toda la Europa, y mucho de la Asia y Africa....” — Ortiz de Zuñiga, Anales ecclesiasticos y seculares de la muy noble y muy leal ciudad de Sevilla, lib. XIV. f. 496.