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428 libro quarto

e di silenzioso, come la calma dell’Atlantico: ebbesi familiare il raccoglimento; e perchè l’immensità, compenetrandoci, soffoca la nostra parola, la qual sente la propria impotenza davanti l’Infinito, il figlio del Contemplatore della Creazione diventò laconico in parlare, e non moltiplicò nè gli scritti, nè i discorsi: pensò molto più che non operò; operò più assai che’ non parlo; e parlò più che non iscrisse.

Ma le sue nobili doti, la sua vasta erudizione, quella maturità di ragione, cui Cristoforo Colombo riconosceva già, allorchè Fernando appena toccava il diciassettesimo anno, la sua edificante pietà, e la specialità delle sue conoscenze in cosmografia ed anche in nautica, gli attraevano la stima della corte, stima mista ad invidia per parte degli uffici di marina e la confidenza dei Monarchi. Fernando non brigò da questi alcun favore, o distinzion personale; nè volle dalla Chiesa altro che l’onore di portare la sua assisa, non avendo mai ardito sollevarsi fino al sacerdozio.

Quando suo fratello primogenito, l’ammiraglio don Diego Colombo partì per la Spagnuola, ei lo segui co’ suoi zii don Bartolomeo e don Diego. Prima della sua partenza il re Ferdinando aveva raccomandato all’Ammiraglio di concedere a don Fernando nel suo governo tutto ciò che potesse tornare in di lui vantaggio1. Non si vede che don Fernando usasse di questo real favore, curiosa eccezione alle grette abitudini del Re Cattolico: L’Ammiraglio provvide generosamente a’ suoi bisogni, dandogli terre, per la cui coltivazione bisognavano quattrocento Indiani. La dimora di don Fernando ad Hispaniola fu di soli due anni; perocchè sin dal 1512 era in Italia. Visitata ch’ebbe la città natale del padre, indi Cogoleto e i dintorni, e corso il Piacentino, soddisfece alla sua pietà andando a Roma, ove si trovava verso il cadere di quell’anno. La sua passione pei libri e per le belle lettere lo condusse in tutte le biblioteche, e a tutti i pubblici corsi d’insegnamento che allora colà si tenevano: è ricor-

  1. “Tuvo orden del Rey para aprovechar á su hermano don Hernando en quanto pudiesse.” — Herrera, Historia general de las Indias occidentales. Decada 1, lib. VII, cap. vi.