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26 libro terzo

§ IV.


L’Ammiraglio navigava direttamente alla volta di San Domingo , città che don Bartolomeo doveva aver fatto costruire durante la sua assenza. Ma le correnti e i venti dell’est lo trascinarono molto al dissotto; e quando credeva di entrar il porto nell’imboccatura dell’Ozama, si trovò dinanzi alla piccola isola Beata. Sulle prime l’Ammiraglio stupì di questo errore di calcolo; tuttavia la sua riflessione vi trovò in breve la prova e la conferma della sua scoperta della corrente oceanica. Temendo di essere per troppo lungo tempo ritardato dal vento contrario e dalla forza della corrente, mandò una scialuppa alla riva per trovare un indiano che s’incaricasse di portare attraverso i monti un messaggio all’Adelantado, e continuò a far vela verso il porto. Pochi giorni dopo vide una caravella che manovrava per raggiungerlo: era don Bartolomeo che accorreva con affettuosa impazienza: e, per verità, il suo attaccamento era più che mai necessario a Cristoforo. Dopo la sua partenza dalle isole del Capo Verde, l’Ammiraglio, divorato dalla febbre, travagliato dalla gotta, e preso dalla più dolorosa oftalmia, non aveva provato tregua a’ suoi lunghi patimenti: egli arrivava pallido, dimagrato, quasi cieco, bisognoso più che mai di dare riposo al corpo, e calma allo spirito; nondimeno, l’ingratitudine e il delitto, non dovevano permettergli un’ora di posa, e di quiete ristoratrice.

Già lo attorniavano triste notizie, nunzie di disinganni, presagi delle tribolazioni e delle prove che il gioielliere di Burgos aveva predette all’araldo della Croce.