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202 libro primo

preso: Colombo lo conservò preziosamente; giammai simile crostaceo era stato veduto a più di ottanta leghe dalle coste. L’acqua del mare era sensibilmente meno salata che alle isole Canarie: i tonni si mostravano in copia e l’equipaggio della Nina riusci a pigliarne uno: del paro che l’erbe, pareva venissero anch’essi dall’ovest. Pien di fiducia Colombo diceva nel suo giornale, pensando al suo divin Maestro: «Io spero che Questo Dio potente, nelle cui mani sono tutte le vittorie, ci farà in breve trovare terra.»

Il 18 settembre, l’aria era come nella primavera a Siviglia. Il vento regolare sospingeva allegramente le navi, le quali studiavano oltrepassarsi a vicenda, alfine di veder la terra e guadagnare la rendita annuale di diecimila maravedis, promessa dalla Regina a colui che primo l’avrebbe additata. Martin Alonzo Pinzon, la cui nave era la più veloce nel corso, andò innanzi alle altre, perchè aveva veduto una gran copia di uccelli volare vers’occidente; e assicurò il Comandante che veleggiando verso Nord avrebbe trovato terra lungi un quindici leghe. Tuttavia, non ostante l’insistenza di tutte le sue genti, Colombo non consentì a stornarsi dalla sua via. Una tale fermezza parve orgogliosa ostinazione a’ marinai, già inquieti della lunghezza del viaggio. ll loro spavento abbracciava con trasporto la speranza di una spiaggia vicina annunziata dal signor Martin Alonzo, capitano sperimentato, e oltracciò loro compatriota: questo rifiuto cagionò un sordo malcontento ed una segreta irritazione sulle tre navi.


§ V.


Il 19 settembre si levaron nebbie senza vento, ciò ch’era per Colombo un segno certo della vicinanza della terra: convinto della prossimità delle isole, non volle punto bordeggiare per andarne in cerca, perocchè il suo scopo era di andar diritto alle Indie: scrisse sopra il suo giornale: «il tempo è buono, e se piace a Dio, ogni cosa si vedrà al ritorno.»

Il giorno seguente la calma si alternò con venti leggeri e molli. Un vento dolce la vinse, che spingeva la flottiglia verso il