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276 libro primo

raglio Colombo; ma volevano che la quistione delle scoperte fosse decisa colle armi; e che prima che la Castiglia avesse preparata una seconda spedizione si pigliasse militarmente possesso del terreno, cosa che sarebbe facile per l’indicazione dei due portoghesi che avevano ricondotto la caravella. Quest’ultimo consiglio fu quello che adottò Giovanni II, e incontanente combinò in segreto la sua spedizione.

Il lunedì, l’ammiraglio prese congedo dal re. Il monarca gli diede mille prove di stima. Per suo comando, don Martino di Noronna lo ricondusse, circondato da tutti i signori della corte, per rendergli più grande onore.

Invitato dalla regina, vogliosissima di parlargli, l’ammiraglio andò al monastero di sant’Antonio, ov’ella si trovava allora colle prime dame della corte. Anch’essa lo ricolmò delle sue reali cortesie, e si prese gran piacere di interrogarlo su quel Nuovo Mondo ch’egli voleva sottoporre alla legge del Vangelo. Lo trattenne il sì lungo tempo, ch’era già notte quando partì per andare a pernottare a Llandra.

La dimane, in quella che si alzava da letto, uno scudiere del re venne da parte del suo signore ad offerirgli, caso che anteponesse andar per terra in Castiglia, di accompagnarlo sino a’ confini, avendo ordine di provvederlo a spese della corona, di albergo, di cavalli e di tutto quanto bisognasse. Al tempo stesso gli menava, qual presente, una mula delle scuderie del re, e un’altra pel piloto suo aiutante di campo, al quale diede altresì venti ducati d’oro. L’ammiraglio amò meglio tornare per mare, sendosi il tempo addolcito: così, non pote essere a bordo della Nina che ad ora assai tarda della notte.

Alle otto del mattino, fece ritirar le áncore, e colla marea alta, e un vento di nord-nord-ovest, veleggiò verso la Spagna: scemando il vento, non avanzò gran fatto nella prima giornata.