Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume I (1857).djvu/352

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344 libro secondo

lombo giudicava cosa iniqua far cadere tutto il peso di siffatta calamità sui poveri operai. Lo stabilimento di un molino pubblico, e il compimento del canale che voleva far passare per mezzo della città, potevano soli rimediare quegl’inconvenienti. Egli decretò, si facessero tali opere di utilità pubblica, e le dichiarava obbligatorie sotto pene severe. L’urgenza giustificava la severità, perocchè questo lavoro collettivo e temporaneo avrebbe dispensato in breve da un irregolare e giornaliero; e, senza sforzo dato a tutti del pane convenientemente ammanito. Ma quel provvedimento ributtò l’orgoglio castigliano. Gl’impiegati, le persone della casa reale, gl’idalghi si trovarono profondamente umiliati d’essere costretti ad un lavoro manovale. Pareva ad essi cosa naturale che gli operai, i quali erano logori e rifiniti dalle continue fatiche e dall’insufficienza degli alimenti, facessero da soli, in mezzo alla generale penuria, il canale, il molino, i forni, e terminassero i magazzini e gli edifici pubblici.

Sollevandosi al di sopra delle considerazioni di gradi e di prerogative, l’anima cristiana di Colombo mantenne il principio dell’eguaglianza davanti alla legge del pericolo e della salute comune. Egli piegò i pregiudizi del sangue sotto l’autorità della sciagura. Tutti gli uomini validi, messi a requisizione, e diretti gli uni dopo gli altri sul luogo de’ lavori, dovettero prestar la mano all’opera. ll castigo de’ ritrosi o disobbedienti assicurò l’esecuzione di quanto aveva comandato. Nessuna considerazione potè arrestarlo; e la sua inflessibilità salutare fu un’accusa, un torto che i Castigliani non gli perdonarono mai. Ad eccezione degli operai estenuati e dei malati, che il suo misericordioso rigore salvava, i funzionari della colonia, gli ufficiali della corte, i nobili volontari, lo stesso Vicario Apostolico, tutti si erano dichiarati contro di lui. Colombo seppe andare sino al termine, e il fatto giustificò la sua saviezza.

Per sottomettere le pretese di coloro che non volevano riconoscere l’eguaglianza dei mali, per risvegliare il torpore delle anime, e diminuir le fatiche col lor equo scomparto, bisognava una compassione superiore alle considerazioni personali, una volontà assoluta come la medesima necessità, ch’è la padrona