Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume I (1857).djvu/76

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68 libro primo


Domenico Colombo prese in moglie una borghese di Bisagno, Susanna, figlia di Giacomo Fontanarossa, il quale l’aveva provveduta di una piccola dote, parte in danaro e parte in terre. Egli pose la sua stanza in Genova, dapprima nella casa ch’era di sua proprietà, avente annessa una bottega con attiguo un giardino, posta fuor delle mura, dal lato di porta sant’Andrea, sulla strada di Bisagno, paese di sua moglie, che n’è molto vicino. Domenico Colombo possedeva, inoltre, un piccolo patrimonio nella Valle di Nura, e alcuni pezzi di terra ne’ dintorni di Quinto. Nondimeno, affine di supplire alla pochezza delle sue rendite, egli si occupava a scardassar lana, ed aveva un telaio per la fabbrica de’ panni, nel quale impiegava abitualmente un operaio e un fattorino.

In questa casa suburbana venne al mondo Cristoforo Colombo. Egli fu battezzato nell’antica chiesa di santo Stefano, allora isolata sopra un monticello, e ch’era ufficiata da Religiosi Benedettini. Questa è la chiesa volgarmente chiamata a Genova santo Stefano dell’Arco: la tradizione popolare, che l’asseriva, dopo tre secoli, siccome quella in cui fu battezzato Cristoforo Colombo, è stata a’ dì nostri pienamente giustificata.

Il nome di famiglia di Colombo in italiano è Colombo, in latino, Columbus, in francese Colomb, in ispagnuolo Colon.

Alcuni anni dopo, avendo già varii figliuoli, Domenico Colombo stimò suo interesse affittare la propria casa, probabilmente ad uno di que’ tavernieri che spesseggiano alla porta della Città, e si collocò accosto al quartiere abitato dai berrettai, tintori e scardassieri di lana: prese ad affitto, nella contrada di Mulcento una piccola casa avente al pian terreno, oltre la stanza d’entrata illuminata dalla porta, un’altra vicina, con una finestra guarnita da una inferriata, e che poteva servire di bottega. Sull’antico catasto della repubblica di Genova, questa casa porta il numero 166; apparteneva ai Benedettini: libri di riscossione di questa comunità, sfuggiti ai disastri delle rivoluzioni , ed esistenti tuttodì, ricordano i versamenti successivi fatti da Domenico Colombo: l’ultimo che vi si vede sotto il suo nome è dell’anno 1489. Da quell’epoca suo genero Giacomo Bavarello lo surrogò nell’affitto colla convenzione fatta il 20 luglio 1489 nello studio del notaro Lorenzo Costa.