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capitolo secondo 85

Speranza di aggiugnere il meglio. Come l’infante don Enrico che aveva preso per divisa «talento di far bene,» Colombo metteva in opera il suo ingegno a fare il bene; nobilmente emulo, col motto di meno, e la modestia cristiana di più.

Affettuoso verso de’ suoi parenti, affabile con quanti gli stavano intorno, mostrando agli inferiori la benevolenza della superiorità, pieno di un’urbanità che non si apprende sulla tolda di una nave, la facilità della sua elocuzione, il giro pittoresco delle sue imagini, le sue espressioni, spesso ardite, sempre felici, infondevano una singolare attrattiva al suo conversare. Le vibrazioni della grave e sonora sua voce facevano, a seconda delle sue emozioni penetrare profondamente i suoi detti; onde facil è comprendere il motivo dell’accoglienza che gli fecero i ricchi negozianti genovesi che avevano casa e banco a Lisbona.

Non ostante questa dolcezza abituale, Cristoforo era, di sua natura, impaziente e collerico. La rapidità del suo pensiero, attivando l’ardore della sua forza, accelerava la sua circolazione; e allora diventava terribile. Ma questo primo movimento impetuoso non pregiudicava che lui. La riflessione, non meno presta di que’ suoi impeti, ne reprimeva issofatto i trascinamenti: questa estrema irritabilità parve gli fosse data come una prova, un’occasione di combattersi, di vincersi, di prepararsi superando questo nemico interiore a trionfare degli ostacoli esteriori: l’insofferenza eccessiva fu inflitta a colui che doveva diventare un modello di pazienza, e compiere mercè questa il suo divisamento degno d’eterna gloria.

Ricordando l’esempio paterno e le raccomandazioni della pia madre, Cristoforo aveva conservato sul mare le abitudini cristiane della infanzia. Sappiamo per sua propria testimonianza che il mare eragli eccitamento d’incessanti elevazioni a Dio. Fin dal suo arrivo a Lisbona andava regolarmente ogni mattina a udir la Messa nella chiesa di Ognissanti, attigua ad un convento di monache. Il suo pio raccoglimento venne avvertito da una grata del chiostro. Una nobile damigella che si trovava quivi fra le alunne, fu tocca per lui del più vivo interessamento: bramosa di conoscerlo, diessi a cercare e trovò un mezzo di presentazione.