Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume I (1857).djvu/94

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86 libro primo


Ella si chiamava dona Filippa di Perestrello, figlia di Bartolomeo Mognis, gentiluomo italiano, ascritto alla cittadinanza portoghese, antico ufficiale della casa del Re, uno de’ protetti dell’Infante don Enrico, e che, nella sua qualità di perfetto uom di mare, era stato aggregato alle ultime spedizioni di scoperte. Qual guiderdone de’ suoi servigi, il promotore della navigazione don Enrico lo aveva fatto eleggere governatore di Porto Santo, autorizzato a colonizzare quest’isola, ov’erano a lui concesse in perpetuo grandi possessioni. Nondimeno, siccom’egli non aveva i capitali sufficienti, il suo sperimento di colonizzazione fu attraversato sin dalle prime. I lavori dell’agricoltura tornarono vani per effetto d’un ostacolo altrettanto gagliardo quanto ridicolo: conigli portati nell’Isola, vi si erano in breve tempo moltiplicati con tale e sì prodigiosa fecondità, che la rapidità della loro propagazione la vinceva sulla distruzione accanita che ne facevano i coloni; i quali erano ancora in troppo piccolo numero: que’ voraci animaletti rodevano tutti i vegetabili, distruggevano di nottetempo le piantagioni, e scoraggiavano gli sforzi degli agricoltori.

Il governo di Porto Santo non aveva recato a Bartolomeo Mognis de Perestrello altro che fastidi e spese: egli era morto, rovinato dalla sterile estensione de’ suoi dominii, lasciando una vedova e tre figlie, la cui dote consisteva principalmente in derrata di grazie e di virtù.

Questo difetto di ricchezze non trattenne Colombo dall’offerire la sua mano a dona Felippa. Fra ’l tempo della presentazione e quello del matrimonio corse un intervallo assai lungo, probabilmente quanto bisognava alla vedova del Perestrello per assumere informazioni intorno il suo futuro genero. Questa circostanza chiarisce sempre più, che, non ostante il mestier di suo padre, Cristoforo Colombo discendeva da un’antica stirpe. Non solamente il matrimonio si fece col consenso della famiglia Perestrello, ma, dopo uniti i nuovi sposi, la suocera gli accolse nella propria casa. Non si poteva far legame più stretto e riconoscere più altamente quello straniero senza beni, senza illustrazione, senza professione. È da credersi possibile che sarebbe stato adottato a questo modo il figliuolo di un semplice scardassiere di lana, se non avesse fornite prove della sua nobiltà?