Pagina:Critica Moderna - Trezza.djvu/25

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introduzione 15


mondo, ne s’afferma come una specie novella che stia di per sè. Il vecchio mondo ne avviluppa e ne costringe per ogni parte, e ci sembra penoso lo staccarcene, tanto siamo avvezzi a quel clima. Idee, sentimenti, costumi, tutto si risente ancora di medio evo; non siamo ben fermi a metterci per la via nuova, ed accusiamo la verità stessa come troppo aperta e troppo molesta ai nostri occhi debilitati dalle ombre del limbo. Si direbbe che non la vogliamo, o almeno che non la vogliamo intera e vergine come sorge dall’orizzonte della ragione, poi che la scemiamo in noi stessi gettandole addosso la benda delle ipocrisie nostre. Il nuovo mondo ci parrebbe men pericoloso se ci si porgesse colle sembianze del vecchio; la scienza si farebbe men disaccetta se in qualche modo si convenisse con un simbolo che si tien sacro, perchè consentito dalla tradizione cieca degli avi. Non abbiamo il coraggio del vero; e indarno tu cerchi, ne’ più, quella probità intellettuale che sdegna ogni patto con ciò che ha faccia di menzogna. Siam tutti, più o meno, disonesti innanzi al vero, e tutti, più o meno, l’abbiamo tradito in noi stessi o negli altri; s’egli ci giudicasse, chi