Pagina:Critica Moderna - Trezza.djvu/26

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16 introduzione


sa quante condanne inaspettate uscirebbero, di quanta vergogna si graverebbero le coscienze, e di che apostasie vili confesserebbersi ree!

È qui dunque il danno, qui la vergogna, qui l’impotenza. Il mondo moderno dev’essere uno. altrimenti perirà; finche in noi dura l’anarchia intellettuale e morale, non si vince, e le nazioni stramazzano boccheggianti ai primi vagiti; le forze selvaggie della carne e del sangue si sollevano dai loro fondi, e scoppiano in quelle abbominande epopee della demenza, fabbricatrici di disastri, di reazioni e di servitù.

Or la nostra salute non può domandarsi che alla scienza; sottraetevi alle sue leggi, e rimarrete fuori del tempo come superstita a voi stessi. Non si possono adoperare due criteri diversi, l’un per la natura l’altro per la fede; l’un per la scienza l’altro per l’arte. La vita è una, e dalle più alte cellule del cervello visitate dal genio, fino allo scarso protoplasma ove brulica la monera, diversamente ricircola secondo i tempi, i climi, le schiatte; le sue manifestazioni sono infinite, come infinita è la virtù dell’essere che le promuove in un pellegrinaggio eterno di se.