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Socrate. Caro Critone, questo tuo amore è da pregiar molto, se lo accompagna giustizia; se no, quanto più è grande, mi fa più pena1. Badiamo, dunque, se questo che tu di’ si ha da fare, o no2. Perchè, non solamente ora, ma sempre fui così fatto, che non ubbidisco dentro me a nessuno, salvo che alla ragione; quella, dico, la quale, pensandoci, mi paja esser la migliore3. E le ragioni che io diceva le altre volte, non posso rigettarle ora, dacchè mi è toccata questa disgrazia; chè son sempre quelle, e quelle medesime io onoro anche oggi e ho in riverenza4. E se non abbiamo al presente delle ragioni più forti, sappi che io non consentirò mai a quello che



  1. In Socrate c’è un giudice, che valuta i pensieri suoi e gli altrui; ma Critone parla come sente, senza controllarsi.
  2. Non se giovi o nuoccia; ma se s’ha da fare o no.
  3. Il ragionamento migliore. — Ecco la ragione costituita norma della condotta morale (razionalismo etico).
  4. Quando non era in causa lui, Socrate ha sempre pensato e professato che s’ha da obbedire alle leggi patrie, checchè comandino; e ciò perchè il ragionamento gl’imponeva tale conclusione. Ora il ragionamento non è cambiato: è vero tuttora e sempre; che esso implichi la morte di Socrate, che così ragiona, non è cosa che sposti la sua conclusione.