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Pagina:Cucina teorico-pratica.djvu/142

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chè per gli altri te ne farò un solo accenno; poicchè se tutti volessi descriverli, m’inoltrerei nella cucina casareccia, che come ti ho detto primieramente, la troverai in fine in dialetto Patrio per divertirti.

Prendi dunque li granelli, o siano bottoni di montone (essendomi qui proibito servirmi del termine prettamente detto, per farmi meglio intendere) ne toglierai quella doppia pelle che li custodisce: se sono grossi, li dividerai in quarto, e per lungo, se piccoli per mettà, li laverai benissimo, e li farai asciugare; l’ingranirai con mollica di pane grattugiato, e di bel colore li friggerai.

Volendo il fritto di cervelle; le lesserai pria, ne farai tanti pezzetti a giudizio, le passerai nel fior di farina, poscia nel battuto d’ovi, e quindi le friggerai.

Volendolo, di fegato d’agnello, ne farai pure tanti pezzettini, ci darai una piccolissima lessata, l’infarinerai, e li friggerai.

Potresti ancor fare un fritto di polli; questi li farai prima bollire, e cotti li disosserai e riducendoli in tanti pezzi non molti piccoli li passerai nel fior di farina, nel battuto d’ovi e li friggerai.

Circa poi le fritture de’ pesci ho scorno di farne la menoma descrizione, riserbandomela nella cucina casareccia, ma semplicemente ti dirò, che questi vanno sempre ben farinati e fritti di bel chiaro colore, serviti nel piatto sempre con tovagliolo al disotto, e guarniti di petrosemolo fritto ma asciutto, oppure di erba di mare, la quale ben lavata l’è ottima, però per quanto riguarda un tantino da mettersi nel mezzo del piatto.