Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/102

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le quali niuna ragione avrebbero di dolersi de’ propri vicini e di prender parte nelle loro contese, corrono aH’armi, tosto che da queste contese possa nascer qualche speranza di cangiamento negli ordini interni, de’ quali i cittadini han sempre piú da dolersi che delle cose esterne. Ed io non vi negherò che con tali arti sia riuscito a taluno di far nascere cangiamenti grandissimi e non preveduti, perché ha assaltato la cittá nemica nel suo lato piú debole; in quel lato in cui essa poteva far meno per la sua difesa. Imperciocché ogni governo di niuna cosa è tanto tenace quanto degli ordini propri, e per niuna offesa può tanto facilmente esser vinto quanto per quella che, volendola evitare, lo costringa a cangiar gli ordini. Allora non vi è salute da sperare se non da un uomo sommo, il quale sappia che il modo piú sicuro di vincer l’inimico è quello di prevenirlo e di far da se stesso ciò che l’inimico abbia intenzione di fare. Ma vedete qual è la trista sorte di queste arti scellerate. Snaturano la guerra, che diventa una crudelissima universale sedizione. Il popolo vincitore, legato e dalla promessa che ha fatto ai vinti di dar loro quegli ordini che essi desideravano, e dal suo interesse, che è sempre quello di conservar in pace l’impero acquistato colle armi, ondeggia tra quei consigli medi, i quali né ci accrescon gli amici né ci diminuiscono i nemici, non distruggono né conservano il paese, e finiscono colla ruina degli amici e di se stesso. Gli spartani non riterranno l’impero della Grecia, né lo riacquisteranno gli ateniesi: il figlio di Dionisio non conserverá l’impero di suo padre. E le cittá nostre? Se oggi voi vorrete parlare, non persuaderete mai ai locresi che era ben frivolo onore quello di dare una loro cittadina per «moglie di campagna» ad un generale de’siracusani (0; (1) Dionisio ebbe due mogli nello slesso tempo. La seconda fu Doride, di I-ocri. Egli, prima di chiederla ai locresi, ne avea chiesta una ai reggini, i quali gli risposero non aver altra vergine da offrirgli che la figlia di un servo del comune (Dioooro sicolo, XIV). Queste due mogli fecero nascere il motto di «moglie di cittá» e di «campagna» (WlKLAND, Arislippo ).